Il capitale disumano. Salvini e l’odio per decreto.

Ieri, attraverso l’abusata modalità del voto di fiducia che accomuna tutti i governi recenti, il Parlamento italiano ha approvato le norme in materia di “sicurezza” del ministro Salvini, sempre che si possa parlare di sicurezza dei cittadini. Sarebbe più corretto, infatti, parlare di slogan che solleticano la pancia degli italiani poco informati, con una propaganda mirata a diffondere odio e paura al fine di creare un nemico immaginario da combattere. Sfruttando l’arcaico istinto del terrore di ciò che non si conosce, il governo pentaleghista sta infatti scientemente fomentando questo sentimento negativo per sfruttare il neonato pericolo per un tornaconto elettorale nel brevissimo periodo.

Nel libro “Il capitale disumano. Salvini e l’odio per decreto” curato da Giuseppe Civati, Andrea Maestri, Stefano Catone e Giampaolo Coriani, viene smascherata la miope politica di questo governo pericoloso e che rende i cittadini sempre più insicuri e ostaggi dei pregiudizi che discriminano i migranti sia sul piano amministrativo sia sul piano legislativo.

Con la sua bulimica sovraesposizione mediatica, negli ultimi due anni Salvini ha indirizzato i suoi comizi politici sempre e solo verso i migranti, perché sono l’anello fragile della nostra società, il bersaglio più semplice da attaccare, la preda inerme contro cui avviare una caccia feroce con il minimo sforzo, con un irrisorio costo economico e con un ritorno elettorale immediato. D’altronde gli slogan sono gratis, almeno apparentemente, e la politica degli ultimi venti anni ce lo ha dimostrato. Apparentemente perché non è vero che non abbiano un prezzo: gli slogan costano e li paghiamo noi. Li paghiamo noi quando l’agenda politica si concentra su promesse aleatorie e irrealizzabili, quando si usano formule espressive che evocano pericoli artefatti, quando, usando frasi semplicistiche e che si ricordano facilmente, si trascurano i veri problemi del Paese perché non si hanno le competenze per farsene carico. D’altronde, come osservano gli autori del testo, questo è il “Governo del cambianiente”, che vede i grillini complici e disorientati dalla bolla fagocitaria di Salvini.

Chi è alla guida del Paese in questi mesi prosegue lo smantellamento dei diritti iniziato dal “democratico” Minniti, sostenuto con convinzione dal suo partito. Si avverte un sano sentimento di vergogna a usare l’aggettivo “democratico” in riferimento a questo settore assai ristretto dell’arco parlamentare, vista l’involuzione del valore nobile e profondo di questo aggettivo operata dai suddetti politici. Basti ricordare l’eliminazione di un grado di giudizio per la protezione internazionale, oppure la costante criminalizzazione delle Ong sui media nazionali fatta dall’ex ministro, a cui si è unito anche qualche procuratore con l’unica maniacale ossessione dei migranti.

Il lato positivo del modus operandi di questi politici mediocri (a volerne trovare uno!) è che gli slogan rimangono tali, è che alle parole fortunatamente non seguono i fatti. Ma le espressioni di odio verso determinate categorie di esseri umani rimangono vivide e si fanno largo nell’inconscio dei nostri concittadini; per dirla con Montale, rimangono «addosso come un marchio che resiste alla pomice» e, a lungo andare, provocano ingiustizia e morte. Un esempio per tutti è la radicalizzazione operata nei confronti di Traini a Macerata.

Come ha giustamente ricordato in aula Laura Boldrini, Salvini “ritorna sempre a mani vuote” dai suoi viaggi internazionali, le sue chiacchiere non sono seguite da atti concreti e così, dopo tante parole sui social e in TV, non esistono nuovi accordi con i Paesi africani per i rimpatri.

Il ministro leghista esalta il Gruppo di Visegrád, loda la veemenza antidemocratica e repressiva di questi governi salvo accorgersi poi che questi leader sono sovranisti ma esclusivamente in relazione ai propri interessi nazionali e che a loro ben poco importa di aiutare l’Italia, che viene sistematicamente abbandonata a se stessa.

Per questo motivo è utile leggere il libro di Civati, Maestri, Catone e Coriani, che invitano a riflettere sulla natura del decreto sicurezza di Salvini, che prevede l’abolizione della protezione per motivi umanitari e limita la presenza negli SPRAR (il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) esclusivamente alle persone titolari di protezione internazionale. Tutto ciò equivale ad aumentare il numero di persone irregolari e tutto ciò per rientrare in quel diabolico disegno che crea il caos per fingere poi di governarlo. E non importa che si violino i diritti umani, le convenzioni internazionali e la Costituzione o che si distrugga l’integrazione e che si calpestino quegli alti principi di solidarietà degni di una società civile: contano solo i likes alle dirette Facebook.

In questo modo, la riduzione della concessione della protezione umanitaria, l’allungamento dei tempi burocratici per le richieste e le concessioni, la mortificazione di tutti quegli istituti internazionali (asilo politico, protezione sussidiaria, protezione umanitaria) contrastano violentemente con le più alte stelle polari della nostra democrazia fondata sul rispetto dei diritti umani, ovvero la Costituzione antifascista della Repubblica Italiana e la Convenzioni Europee (per esempio quella di Ginevra), che sono nate dopo il secondo conflitto mondiale per tutelare le vittime di crimini e genocidi commessi in nome del sovranismo.

Dobbiamo ripensare alle politiche migratorie e dell’accoglienza nell’accezione più profonda e più umana, perché anche noi siamo stati migranti (e lo saremo di nuovo!), perché non ci possiamo rassegnare o peggio abituare agli atti quotidiani di violenza e prevaricazione delle minoranze mostrificate. Abbiamo già vissuto tutto ciò e lo abbiamo dimenticato troppo in fretta.
Un giorno il tribunale della Storia punterà il dito verso le coscienze di ognuno di noi e ci chiederà conto delle scelte che abbiamo compiuto per tutelare la dignità di ogni singolo essere umano.

(Salvatore Castrianni)

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