Foibe

Straniera al nostro martirio
è la memoria vostra:
tace e più non ode il mugghio
che erose le calcaree rocce
che inumarono le esistenze
le anime nostre legate
dall’indeformabile dolce
trafilato d’acciaio
e solo le torrentizie acque
placano l’arsura delle gole
soffocate in quegli antri
che voi chiamate foibe.

(Salvatore Castrianni, “Ladro di emozioni“, 2006) Continua a leggere “Foibe”

Il poeta è un uomo pressoché inutile

Il poeta è un uomo pressoché inutile perché non genera valore economico, se non da morto, non produce merci, non fabbrica prodotti spendibili.
Il poeta è un essere prepotentemente molesto perché non sta mai zitto, perché non si asservisce al potere, perché guarda al di là delle ombre, perché analizza gli eventi con gli occhi dell’introspezione pura.
Se avessimo dato retta a certi critici, a certi filologi, a certi letterati e a certi editori, non avremmo mai avuto Saba, Montale, Ungaretti, Pozzi, Penna e Merini, saremmo ancora fermi al canone petrarchesco.
Quando certuni capiranno che la poesia è carne viva, è sogno, è disperata speranza, è codificazione e sperimentazione allo stesso tempo, quando certuni capiranno che la poesia è creazione onirica e reale e che va oltre le forsennate analisi degli esegeti dell’ultima ora sarà troppo tardi.

(Salvatore Castrianni, 2016)

L’Aquila trema

È sconquassato il mondo di notte,
si delinea un tristo scenario
di morte, s’alza mesto un sipario:
vite minute a brandelli ridotte.

Trema la terra che tutto inghiotte,
muta la casa in vile ossario
pure la pietra diventa un sudario.
Si fugge come selvatiche frotte.

Della natura s’ode il vigore,
piangon le madri la morte dei figli
schiacciati dalle gravose macerie,

vinti nei loro tiepidi giacigli,
sì indifesi nel notturno algore,
che involge queste mortali miserie.

(Sonetto per il terremoto de L’Aquila, 2009, Salvatore Castrianni, “Memorie proibite”, 2013)

 

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