Lettere (Alda Merini)

“a Silvana Rovelli”

Rivedo le tue lettere d’amore
illuminata, adesso, dal distacco;
senza quasi rancore…

L’illusione era forte a sostenerci;
ci reggevamo entrambi negli abbracci
pregando che durassero gli intenti,
ci promettemmo il «sempre» degli amanti,
certi nei nostri spiriti d’Iddii…

E hai potuto lasciarmi,
e hai potuto intuire un’altra luce
che seguitasse dopo le mie spalle!

Mi hai suscitato dalle scarse origini
con richiami di musica divina,
mi hai resa divergenza di dolore,
spazio per la tua vita di ricerca
per abitarmi il tempo di un errore

…E mi hai lasciato solo le tue lettere
onde ne ribevessi la mia assenza!

(Alda Merini, Gennaio 1949) Continua a leggere “Lettere (Alda Merini)”

I limoni (Eugenio Montale)

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta. Continua a leggere “I limoni (Eugenio Montale)”

L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili – Eugenio Montale

L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili,
delle carte, dei quadri che stipavano
un sotterraneo chiuso a doppio lucchetto.
Forse hanno ciecamente lottato i marocchini
rossi, le sterminate dediche di Du Bos,
il timbro a ceralacca con la barba di Ezra,
il Valéry di Alain, l’originale
dei Canti Orfici – e poi qualche pennello
da barba, mille cianfrusaglie e tutte
le musiche di tuo fratello Silvio.
Dieci, dodici giorni sotto un’atroce morsura
di nafta e sterco. Certo hanno sofferto
tanto prima di perdere la loro identità. Continua a leggere “L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili – Eugenio Montale”

Il poeta è un uomo pressoché inutile

Il poeta è un uomo pressoché inutile perché non genera valore economico, se non da morto, non produce merci, non fabbrica prodotti spendibili.
Il poeta è un essere prepotentemente molesto perché non sta mai zitto, perché non si asservisce al potere, perché guarda al di là delle ombre, perché analizza gli eventi con gli occhi dell’introspezione pura.
Se avessimo dato retta a certi critici, a certi filologi, a certi letterati e a certi editori, non avremmo mai avuto Saba, Montale, Ungaretti, Pozzi, Penna e Merini, saremmo ancora fermi al canone petrarchesco.
Quando certuni capiranno che la poesia è carne viva, è sogno, è disperata speranza, è codificazione e sperimentazione allo stesso tempo, quando certuni capiranno che la poesia è creazione onirica e reale e che va oltre le forsennate analisi degli esegeti dell’ultima ora sarà troppo tardi.

(Salvatore Castrianni, 2016)

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