La Morte (Paul Verlaine)

a Victor Hugo

Come un mietitore la cui falce cieca
abbatte il fiordaliso e insieme il duro cardo,
come piombo crudele che nella corsa brilla,
sibila e inesorabile fende l’aria a colpirvi;

così l’orrenda morte si mostra sopra un drago,
passando tra gli umani come un tuono,
rovesciando, folgorando ogni cosa che incontri
impugnando una falce tra le livide mani.

Ricco, vecchio, giovane, povero, al suo lugubre impero
tutti obbediscono; nel cuore dei mortali
il mostro affonda, ahimè!, unghie di vampiro!
e sui bambini infierisce come sui criminali: Continua a leggere “La Morte (Paul Verlaine)”

Arietta dimenticata (Paul Verlaine)

Piange il mio cuore
Come piove sulla città;
Cos’è questo languore
Che penetra nel mio cuore?

O dolce rumore della pioggia
Sulla terra e sopra i tetti!
Per un cuore che s’annoia,
Oh, il canto della pioggia!

Piange senza ragione
Questo cuore che s’accora.
Che! Nessun tradimento?
È un lutto senza ragione.

Ed è la peggior pena
Non sapere perché
Senza odio e senza amore
Il mio cuore ha tanta pena!

(Paul Verlaine) Continua a leggere “Arietta dimenticata (Paul Verlaine)”

Candele (Konstantinos Kavafis)

Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese,
dorate, calde, e vivide.

Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.

Non le voglio vedere: m’accora il loro aspetto,
la memoria m’accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.

Non mi voglio voltare, ch’io non scorga, in un brivido,
come s’allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.

(Kostantinos Kavafis)

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