Scerpa il tristo velo del lutto, madre,
non levare al cielo discosto
le mani che afferrano il ricordo
del figlio che t’ha abbandonata.
Tergi l’amante volto dal rigo
che le salate lacrime tracciano,
deturpandone l’armonia.
È un triste giorno la vita,
che volge sempre al tramonto,
e anzitempo sopraggiunse la mia notte
assai spesso invocata.
Termina così la mia breve corsa
nell’affanno del sole che si spegne
e sulla polverosa pietraia più nulla fiorisce.
Non è la durata del cammino che conta, madre,
quanto la volontà di arrivare per primi al traguardo
e io per me sono giunto sempre per ultimo.
Ma è ancora più arduo sostenere
la cruda realtà che alla fine
non c’è alcuno ad attenderci.
Così tu non patire la mia assenza,
ma serba serena i ricordi che furono nostri.
(Salvatore Castrianni, “Memorie Proibite”, 2013)
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